
Intervista | Podcast con il dr. Nida Chenagtsang – PRIMA PARTE – trascrizione e traduzione del podcast con Steve James su Guru viking.com dello scorso 11.05.2020 – fonti in calce al testo.
GURU VIKING: In questo episodio esploriamo la storia della vita del Dr. Nida Chenagtsang, insegnante di Medicina tibetana e detentore del lignaggio e degli insegnamenti spirituali dello Yuthok Nyingthig. Conosciamo l’infanzia del dottor Nida, come nomade sulle alte praterie del Tibet e le lezioni che ha appreso immerso nella natura. Lo seguiamo a Lhasa, dove si è formato come medico di medicina tibetana e si è impegnato in una formazione spirituale privata, in lignaggi come Longchen Nyingthig, Dudjom Tersar, Yuthok Nyingthig e altri. Ascoltiamo il biasimo che il dottor Nida muove al sistema dei Tulku che localizza e incorona le reincarnazioni dei maestri spirituali sin da piccoli, e scopriamo perché il dottor Nida offra al pubblico insegnamenti, un tempo segreti, in modo così aperto. Questo è il primo di una serie di interviste con il dottor Nida, e gli episodi futuri tratteranno argomenti come lo yoga dei sogni, la medicina tibetana, il karmamudra e altri ancora.
GURU VIKING: Benvenuto al podcast Dr. Nida e Grazie. Quindi lei è un insegnante e Maestro di diverse discipline, tra cui la Medicina Tibetana con le sue diverse branche, Geomanzia, ATI Yoga, e ha anche avuto degli insegnanti davvero notevoli. Bene, cominciamo dall’inizio della tua vita. E’ nato nel 1971 in Amdo, ci può raccontare della prima vita in Amdo e della sua formazione medica e spirituale in giro per il Tibet?
Dottor Nida: Sì, sono nato nel 1971 in Amdo, quindi penso che sia dopo la rivoluzione culturale cinese e, naturalmente, è stato un periodo molto, molto difficile per i nostri genitori, ma da bambini non ci siamo accorti di molto, sapete. Quindi, fondamentalmente, sono nato in una yurta mongola nella parte nord-orientale del Tibet – in Amdo e sì, la nostra famiglia era molto grande sai, eravamo sei fratelli e tre sorelle, una grande famiglia. E così, per lo più, siamo cresciuti tutti con nostra madre, perché nostro padre aveva il suo lavoro e lui era sempre molto spesso impegnato fuori casa, e quindi abbiamo vissuto completamente con uno stile di vita nomade. Questo significa, sai, che da uomo, ti prendi cura delle pecore o degli yak e come donna, ti occupi di mungere e fare il burro per cucinare. Nostra madre, dice spesso così, che aveva circa 40 anni e aveva il tempo di dormire solo quattro o cinque ore a notte. Era talmente impegnata, sapete, con tanti bambini, ovvero cucinare per tre volte (al giorno) per nove o dieci bambini, e poi pulire, lavare e poi fare il burro e seccare gli escrementi di yak. Aveva davvero, davvero tanto lavoro e allo stesso tempo anche se era sempre occupata, trovava sempre tempo per noi. Quindi, in sostanza, eravamo in un’enorme terra nomade, dove ci sono tipo quattro o cinque famiglie nomadi, i nostri vicini. E ricordo sempre, l’unità che vivevamo assieme come comunità era davvero, davvero sorprendente. Tutti si aiutavano a vicenda e, la tenda del nostro vicino era come una seconda casa. È stato davvero bello. E poi, in realtà, i nostri genitori, credevano davvero nell’istruzione i nostri genitori erano brave persone. Invece di lasciare che tutti i bambini rimanessero solo dei nomadi e, restando lì, pensarono che era un bene educarli. Entrambi credevano davvero nell’istruzione, e quindi abbiamo tutti iniziato le scuole nomadi che si tenevano nelle “Scuole Tenda”.
Quindi ogni mattina andavamo lì, dove c’era una tenda e a volte arrivava il nostro insegnante. A volte l’insegnante, sai – avevamo solo uno o due insegnanti – non si mostravano, e ciò significava che eravamo liberi. E così siamo cresciuti in questo modo, una vita molto molto naturale, ecco perché penso che sia molto importante che tutti, per tutti gli esseri umani quali siamo, essere collegati alla natura e ispirati dalla natura e capire l’importanza di essere connessi con essa. Penso che sia molto, molto importante. La cosa interessante è che quando ero piccolo, nonostante avessi sentito parlare delle grandi città, sapete, in Cina, non mi capacitavo di come la gente potesse vivere nelle grandi città. Sai, pensavo, non hanno i loro animali e non possono cucinare il loro cibo. E poi così tante persone ammassate tra loro! Ho sempre avuto questa domanda in testa, perché noi come nomadi, la nostra famiglia o i nostri vicini, tutto è viene autoprodotto dal burro ai formaggi, il nostro cibo. Tutto quanto. La vita è tutta in autonomia, facciamo tutto da soli e tutto è più o meno autosufficiente. E poi condividiamo quello che produciamo quello che abbiamo.. E questo, sai, è davvero come la vita del dare e ricevere e del vivere insieme. Così, ho sempre avuto questa domanda anche quando uno dei nostri fratelli andò all’università in Cina, mio fratello maggiore, a lui piaceva la vita nella grande città. Ci diceva che la vita di città era così bella, perché potevi stare con molte persone e comprare tante cose dai negozi. Ma io non ero convinto da tutte queste storie affascinanti che lui raccontava sulla vita di città e pensai che quello fosse un suo modo di vedere le cose. Poi, naturalmente, più tardi, quando sono cresciuto e sono andato a REBKONG nella Scuola di formazione per insegnanti, avevo quindici, sedici anni, ho capito come viveva la gente, cosa fossero i ristoranti e i negozi e questo e quello.
Ma non mi è mai piaciuto quel tipo di stile di vita, perché la terra dei nomadi è invece così vasta.
Probabilmente hai visto il film “Mongol” o quello di “Gengis Khan”, film o documentari. E in realtà la mia città natale è molto simile a quella terra, molto vasta. La prateria è molto aperta. E poi l’estate è molto secca, o non c’è erba o è molto verde. L’inverno è molto grigio e tutto è coperto di bianco con la neve. Quello che penso è che la natura ci dà la forza soprattutto quando siamo giovani, penso che questo sia molto importante per noi, quale educazione. Non credo che educare voglia dire solo andare e imparare le cose sui libri dai libri e dagli insegnanti.
L’istruzione è la vita stessa.
Ecco perché penso che i ragazzi [di oggi] abbiamo davvero bisogno di entrare in contatto con la natura e imparare da soli dalla natura stessa. Quindi, sì, è così che ho imparato molte cose in realtà, le ho apprese da solo, sai, su quella prateria, che è parte integrante della nostra famiglia. E’ come insegna la filosofia buddista [ il concetto ] di impermanenza, perché in AMDO l’estate è molto breve dura circa due mesi, a settembre, i i fiori sono un po’ spariti e tutto scompare. Prima ci sono i fiori sono colorati e l’erba verde, e poi la terra si trasforma in una terra grigia. E in realtà, in quel periodo, come settembre, ottobre, è come se avessi sempre questo tipo di sensazione di profonda tristezza. In quel periodo nessuno mi ha parlato del concetto di impermanenza, del mutare della vita, di questo e di quello. E’ qualcosa che sai e che scopri da solo, sai, da questa stagione e dalla natura stessa . Più tardi quando lessi del concetto di impermanenza nei testi buddisti, naturalmente, filosoficamente ci sono molte spiegazioni, ma non vi è il sentimento emotivo – quell’esperienza che vivi nel cuore e attraverso il cuore, allora rievocai quella memoria, e quindi giurai che era proprio vero! Capisci? E in realtà, lo sai, ho scelto di diventare un medico, un Medico di Medicina Tibetana, un dottore di Sowa rigpa grazie alla natura.
Quando ero in quel collegio di formazione per insegnanti, avevo quindici o sedici anni, è una specie di pre-collegio, invece di entrare al liceo, entri in quel collegio dopo le medie. Quindi Rebkong è molto diverso dalla terra dei nomadi, che sono più che altro contadini. E anche le montagne, ci sono una specie di montagne davvero nude. Non so se conosci la zona di Rebkong. Sono tutte montagne che chiamiamo Dormar. Sembrava tutto rosso e nudo, sai, uno scenario molto diverso dal mio paese nativo. Quando mi trovavo in quel luogo, si può essere ugualmente connessi con la natura e le montagne, ma allo stesso tempo mi mancava quel qualcosa della prateria. Ma poi durante le vacanze estive, sono tornato a casa, ero con mio padre, eravamo da soli nella prateria, e all’improvviso ho avuto quella sensazione. Ho detto, oh -, mio Dio! La natura, la bellezza dei fiori! – sai, quella meravigliosa erba verde e la magnificenza dei fiori! Perché nel mio luogo di nascita, d’estate i campi sono una distesa infinita di fiori.
Per esempio, anche l’EDELWEISS (stella alpina), sai, il piccolo fiore bianco che in Europa è protetto, laggiù (nella prateria) ce ne sono così tanti, ma così tanti che nemmeno gli yak riescono a mangiarli tutti! Oltre alla stella alpina ci sono poi tanti altri tipi di fiori diversi. È davvero, sembra, è come un tappeto di fiori, resusciti laggiù!. E così io ero lì, sai, che camminavo a piedi nudi e pensavo, oh, mio Dio la bellezza della natura è senza parole, è una cosa inesprimibile!. Poi ho pensato all’altro aspetto che esprime la natura, che è ciò che stiamo cercando e quello di cui abbiamo bisogno. Sai, noi dobbiamo essere una cosa sola con la natura, dobbiamo trarre beneficio della sua bellezza e comunicare con lei, con i fiori. E poi oltre i fiori c’era anche una piccola sorgente di fiume e mentre vedevo tutte queste cose ebbi una sensazione molto profonda che mi diceva che non potevo vivere senza i fiori, o senza le piante, era una sentimento davvero profondo. In realtà, mi sono anche commosso. E poi tutto, naturalmente, stava succedendo solo all’interno del mio cuore e nella mia testa, e in quel momento mio padre che mi osservava e mi chiese: – Cosa ti succede? Stai bene?
Io stavo provando questo sentimento di amore profondo per la bellezza della natura. Era come un legame con la terra. Ero senza parole. Avrei voluto rispondere a mio padre, oh, beh, i fiori sono così belli, la natura è qualcosa di davvero sorprendente, ma allo stesso stesso tempo pensai che dirgli queste cose fosse una cosa stupida. Mio padre avrebbe sicuramente risposto – oh, sì, tutti sanno che i fiori sono belli – e questo e quello. Non sapevo cosa dire, così risposi – Va tutto bene – va tutto bene! Pensai allora che era ok – conosco questa vita e voglio rimanere sempre connesso con questo, con la natura e con le piante e i fiori e così via. In quel momento, non mi ero ancora reso conto, sai, che la medicina tibetana stessa è connessa con la natura, con le piante e i fiori, ho davvero provato quel sentimento profondo in quel momento.
Più tardi quando ho finito l’università, a 17 anni, sono diventato un insegnante, giunge un mio amico che mi dice – oh, sai, se sei interessato a studiare la medicina tibetana, c’è un medico tibetano molto famoso, il dottor Tsedra, che insegna e dà lezioni gratuite la sera! Ho pensato, oh, è interessante, voglio andarci. Così mi sono unito alla sua classe ed è stato molto stimolante. Avevo 17 anni ed ero un giovane insegnante. Non ero più uno studente a 17 anni ma ero un giovane insegnante formato, che però si annoiava ad insegnare agli studenti e costringerli ad imparare, a memorizzare. Questo perché io stesso ho avuto esperienze molto brutte per lo studio in generale, perché ho sempre sentito quel tipo di educazione come una sorta di educazione forzata, non c’è un vero e proprio apprendimento e appropriata comprensione. Si è costretti a memorizzare e si è costretti a superare i test/gli esami. E questo è tutto. Sai, penso davvero che questo sia un metodo pessimo di educazione.
Ecco perché quando sono diventato insegnante nel sapere che avrei dovuto usare lo stesso metodo verso gli studenti, non mi andava di farlo – non volevo farlo. Sai, io ne sono rimasto traumatizzato e ho pensato davvero, che non volevo a mia volta traumatizzare anche i miei studenti. E poi in qualche modo ho adottato uno stile molto leggero e morbido e come ho sempre ripetuto loro che
è importante studiare le con la testa, ma anche molto importante sentirle con il cuore.
Sai, la nostra educazione non è solo istruzione per il tuo cervello ma anche per il nostro cuore, per il sentimento e la connessione e tutte queste cose. Ma in qualche modo la tua scuola è governativa e tu devi insegnare secondo le loro modalità. Quindi ero un po’ annoiato ed è stato perfetto per me, in quel momento, partecipare alle lezioni di medicina tibetana la sera, ero giovane, sai, bevevo alcolici, mi divertivo e scrivevo, perché ero anche una specie di poeta, scrivevo perché mio fratello, il mio secondo fratello, è uno scrittore molto famoso, un poeta. Tutti lo conoscono in Tibet. Così lui mi ha ispirato e quindi scrivevo. Poi è arrivata la medicina tibetana e ho pensato che fosse davvero bella.
E ci fu un’estate, credo negli anni ’90, fu organizzato un campeggio per lo studio delle erbe, dedicato ai giovani medici e gli studenti, ed venimmo invitati ad andare in montagna a raccogliere piante e fiori medicinali. E così mi sono unito a quel gruppo per due settimane. Eravamo tutti in tenda immersi nella natura e facevamo escursioni in montagna per raccogliere, imparare e studiare le piante di erbe medicinali e poi, divagarsi nella natura tutti insieme. Ecco in quel momento qualcosa è scattato dentro di me! – Ho pensato, oh sì, questa è la stessa identica cosa che cerco nella mia vita, voglio essere in contatto con la natura in questo modo. Voglio sempre lavorare con i fiori e le piante e così via. E’ proprio questo, esattamente questo che desidero fare capisci?
Sono nato in una terra nomade e la Sowa Rigpa la tradizione medica tibetana, è parte delle nostre radici, è la nostra cultura indigena. E questa cultura riguarda esattamente i fiori, le piante, le emozioni e l’equilibrio.
E’ questo, ho detto, è tutto racchiuso qui!. Fu così che presi una decisione: volevo davvero, imparare la medicina. Quindi quando sono tornato a casa da questa escursione, ero super felice e l’ho detto a mio padre – Oh, sai, non voglio diventare un insegnante. Forse posso diventare anche un insegnante, ma voglio insegnare qualcos’altro, sai? sono particolarmente interessato alla Medicina Tibetana –
– La Medicina? ok Sì, bene. Ma è un percorso davvero lungo – mi disse – Non mi importa – riposi. Allora lui : “Oh, molto bene”. E così ha più o meno appoggiato la mia idea, ma ha anche aggiunto che avevo già un buon lavoro, uno stipendio, che ero giovane e potevo anche sposarmi avere una famiglia, naturalmente, come normalmente desidera ogni padre. Gli risposi che potevo fare tutte queste cose anche dopo, perché ero davvero, davvero ispirato a imparare di più sulla medicina. Quindi mio padre parlò con un suo amico che era il direttore del nostro ospedale locale ma anche un maestro locale molto, molto famoso, sapete, un maestro buddista, un maestro Gelupa, un grande studioso buddista, che era anche un medico locale molto famoso. E così in qualche modo questo maestro, che era amico di mio padre, e gli era sempre piaciuta la nostra famiglia come affermava sempre: – tuo padre è un grande uomo. E sono sicuro che tutti i suoi figli sapranno fare buone cose nella vita.
Quindi andai da lui e gli comunicai la mia intenzione di studiare la Medicina Tibetana e che volevo entrare nella facoltà di medicina di LHASA MEEN TSE KHANG, che si chiamava Chagpori College. E lui rispose che era un ‘ottima decisione. Il direttore del college, sai, il famosissimo medico tibetano Jampa Thinley a quel tempo era la figura più importante nel campo della medicina tibetana. “Posso scrivergli” – mi disse – forse puoi andare lì per ricevere un’istruzione.
Ecco che così in qualche modo, sono riuscito ad entrare nella facoltà di medicina di LHASA, nel Tibet centrale. Era il 1991.

Ho fatto i miei studi universitari tra il 1991 e il 1996. Poi sono rimasto a Lhasa fino al 1999. Quindi ho passato a Lhasa sette anni della mia vita ed è stato davvero, davvero sorprendente. Quello è stato veramente il momento in cui la mia vita cambiò completamente. Sai, a Lhasa, è stata una mia scelta, volevo studiare e così ho scelto la Medicina Tibetana. Ed è stata una mia scelta anche quella di studiare il Dharma, poi. È stata sempre una mia scelta. Sai, tutte queste cose lo sono state, non sono stato forzato da qualcuno. Certo, anche in quella facoltà di medicina bisogna studiare per poter passare gli esami. Ma ero anche affascinato e volevo fare queste cose da solo, lo sentivo nel profondo del cuore mentre pensavo ai fiori e alle piante. È stato mentre leggevo il testo che parlava di erbe e fiori, di equilibrio e altro, che ho scoperto che studiare e apprendere può essere realmente semplice! Invece, prima da insegnante prima di andare all’università, pensavo che studiare e imparare fosse così difficile e orribile. Ero stato un po’ traumatizzato, invece mentre stavo a Lhasa è come se tutto fosse diventato improvvisamente facile. Leggevo i testi e, sai, ascoltavo gli insegnanti e comprendevo tutto immediatamente e anche memorizzare era diventato così semplice. In realtà ero uno dei migliori studenti della classe, ma non ho studiato molto, questo è interessante. Mi bastava leggere le cose basilari era tutto facile da memorizzare e comprendere per me. E più tardi, secondo la mia esperienza, ho pensato davvero, che costringere qualcuno a studiare è terribile.
Vorrei davvero che anche i giovani studenti, sai, della scuola elementare, delle scuole medie, gli studenti in genere , avessero il diritto di scegliere di studiare cosa gli piace davvero.
Invece alla scuola media o il liceo, o al college, devi studiare tipo 13 materie diverse e devi superare tutti gli esami, quindi è veramente come una specie di sistema di tortura.
A LHASA è tutto completamente cambiato. Ero così felice, ero uno studente molto felice e consapevole di quello che stava studiando, inoltre ero un bravo studente.
Tanto più che approfondivo e imparavo la Medicina Tibetana, Sowa Rigpa, più vedevo il legame con il Buddismo tibetano, specialmente con il Vajrayana e avevo una tale sete di conoscenza e mi piaceva molto fare ricerche e imparare. Fu così che iniziai a studiare il Buddismo. Certo, avevo già studiato qualcosa prima in Amdo, ma a Lhasa tutto è mutato completamente. Poi ho incontrato uno dei miei Guru radice Ani Ngawang Gyaltsen. La grande Grande, grande monaca e maestra. Lei era molto umile e altamente qualificata, sapete, nel tantrayana, o vajrayana, era molto modesta e aveva un solo assistente maschio che era anche un mio amico, non aveva molti discepoli.
The Great Yogini Ani Ngawang Gyeltsen རྣལ་འབྱོར་མ་ཆེན་མོ་ངག་དབང་རྒྱལ་མཚན།
Andavo sempre a trovarla, chiedendole di darmi degli insegnamenti, anche se sapevo che non amava dare insegnamenti a molte persone. Mi piaceva molto lo stile classico tradizionale. Sai, nei fine settimana andavo da lei le portavo del cibo, e ricevevo degli insegnamenti e così ho imparato molte cose da lei.
Ed è stato molto divertente, era come una speciale connessione spirituale, sapete. E lei è la mia insegnante spirituale e la mia madre spirituale. Aveva quella presenza molto forte capace di rendere le cose molto chiare. E non so, credo di essere sempre stato spaventato dalla mia insegnante, e io naturalmente, come saprete, ho una forte devozione e rispetto per queste cose. Ogni volta che andavo a trovarla pensavo se il mio vestito fosse è appropriato, mi domandavo se la mia acconciatura fosse giusta. E questo perché quando lei mi criticava qualcosa, mi bloccavo. Mi diceva: – ma perché fai così tante domande? – e poi quando smettevo di fare domande lei: – E perché adesso non parli. Cosa ti è successo? – allora non sapevo più cosa dire. Sai, è una cosa molto, molto tradizionale. E’ una cosa molto speciale. Ho avuto davvero un legame molto, molto particolare con lei. E quindi capisco l’importanza di avere un’insegnante donna, avere una guru donna. E naturalmente, secondo il Vajrayana c’è uguaglianza tra uomini e donne, questo è chiaro, ma purtroppo non ci sono così tanti insegnanti donne. Per la mia esperienza personale ricevere insegnamenti da maestri femminili è qualcosa di diverso, unico, perché ho sentito davvero questo tipo di amore materno, comprendi? come quello delle nostre madri. Conosciamo le nostre madri, sappiamo che ci amano di amore incondizionato. Ma a volte le nostre madri sono anche così risolute: “smetti di fare questo!! – c’è una sorta di amore e di timore e di rispetto, tutti questi sentimenti misti assieme. Ho sempre provato questo sentimento verso la mia insegnante. Eh sì, era davvero, davvero, davvero, davvero unico. Sapete, molte volte quando le chiedevo di darmi un insegnamento, lei mi rispondeva sempre di no. E poi mi soleva domandare: – Pensi davvero di essere pronto a ricevere insegnamenti di questo tipo? – E io rispondeva di no. Ogni volta che diceva di no, sai, ti rifiutava. So di essere stato uno studente molto intelligente, sai, forse ero anche un po’ orgoglioso. Diciamo che ero orgoglioso, pensavo – “Ok, sai, sono uno studente di medicina, so molte cose e sto facendo molte cose, e quindi dovrei ricevere quegli insegnamenti! E quando lei mi rispondeva no, è come se fosse anche quello stesso “NO” un insegnamento. Quindi mentre ritornavo indietro riflettevo bene e alla fine pensavo che non ero pronto – Devo lavorare di più su questo e quello!
Lhasa – Vista sulle Montagne ( foto LB – Lhasa 2017)
E così lei è stata una delle mie principali insegnanti, di Longchen Nyingthig, e sai, nella scuola Nyingma non ti danno troppi insegnamenti teorici e filosofici, sono più insegnamenti pratici, è così che gli ho ricevuti da lei. Dovevo meditare e mettere in pratica.
La cosa interessante è che quando ero all’università, quando uscivo dal nostro dormitorio a Lhasa vedevo le montagne, fuori la città è circondata da montagne. Sono delle montagne giganti e si può vedere molto spesso la cima della montagna, dove staziona qualche nuvola, mentre d’inverno le trovi invece interamente coperte di neve. E ogni volta che uscivo da questo dormitorio ogni mattina, vedevo la montagna ed era qualcosa di molto attraente/magnetizzante.
Credo che sia questo mio legame con la natura. Sai, dicevo alla natura, voglio tornare da te e meditare dentro una grotta e leggere la biografia di Milarepa e di Shabkhar e altre cose.
Così ho sempre avuto questa specie di, non so, di fortissima sensibilità. Un giorno pensai – OK, quando finisco gli studi di medicina a Lhasa ritorno nella mia città natale e avrò due yurte mongole e quella sarà la mia casa e, resterò a casa! – (a quel tempo non pensavo di sposarmi, di avere dei figli e famiglia ) – Una sarà una casa ma anche una clinica dove ricevere i pazienti a cui dare le medicine e fare trattamenti. A volte potrò ricevere anche degli studenti e dare qualche insegnamento! – Questa era la mia idea. Una yurta è quel tipo di casa che è anche clinica e scuola, è tutto, e in realtà molti dei nostri insegnanti facevano così. Questo è appunto lo stile “antico”. I Maestri, sai, non avevano un’aula specifica e c’erano solo pochi studenti che potevano semplicemente andare nelle loro stanze e ricevere insegnamenti. Una yurta quindi è una casa e una clinica e tutte queste cose.
Nella seconda yurta avrei fatto i ritiri, da solo, in una zona remota. Conosco sai delle colline, delle montagne, dei posti bellissimi, quindi pensavo di vivere nella yurta in uno stile molto nomade. Ma, allo stesso tempo avrei potuto anche aiutare gli altri facendo il medico o l’insegnante. Questo era il mio sogno nel cassetto.
Ogni volta che vedi la natura senti quella riconnessione che ti ispira a studiare di più.
Non avevo solo il desiderio di diventare un buon medico, ma anche quello diventare un buon praticante di Vajrayana. E quindi volevo studiare e trovare altri insegnanti. E poi la mia insegnante, la monaca Ani Ngawang Gyaltsen, un giorno mi disse che avrei dovuto studiare Dudjom Tersar e quindi ho incontrato Chonyi Rimpoche e Semo Denchen Rimpoche. Semo Dechen (Semo Dechen Yudron) è la figlia di DUDJOM Rimpoche Dudjom Jigdral Yeshe Dorje, quindi lei e suo marito. Così ho potuto ricevere tutti gli insegnamenti di Dudjom Tersar da loro due. Di solito si dice che si può avere un solo insegnante radice, io invece ho avuto molti insegnanti radice. Ani Ngawang Gyaltsen è stata la mia insegnante radice di Longchen Nyingthig, Chony Rimpoche e Semo Denchen, sono stati i miei insegnanti radice di Dudjom Tersar. E poi, naturalmente, ho ricevuto tutti gli insegnamenti di Yuthok Nyinghtig da Kenpo Troru Tsenam che è il mio insegnante radice per lo Yuthok Yyingthig e poi molti altri importanti insegnamenti tantrici Vajrayana gli ho ricevuti dallo stesso Kempo Troru Tsenam fino ad arrivare a Khempo Tsultrim Gyaltsen.
Semo Dechen Yudron
Khenpo Tsultrim Gyeltsen
Chonyi Rimpoche
Anche da lui ho ricevuto anche gli insegnamenti di Yuthok Nyinghtig e molti altri, sapete, come Sutra e Tantra ed è stato anche il mio maestro di Mantra Healing, anzi il mio principale maestro di Mantra Healing. E poi ho avuto un insegnante di Gelugpa molto importante, Sherab Gendun Sherab.
Aku Geshe Gendun Sherab è dell’Amdo ed è molto talentuoso e molto intelligente. Uno dei migliori e apprezzati Geshe, un accademico, soprattutto per il dibattito. E così ogni fine settimana, andavo a trovare la mia Maestra Monaca o il mio Maestro Monaco, Aku Gendun Sherab Geshe a volte andavo al monastero di SERA e restavo li. Quindi sabato e domenica, entrambi i giorni, potevo studiare da lui.
Mi sento inoltre molto fortunato ad aver incontrato tanti, tanti grandi grandi Maestri, come il professor Wangdui sai, uno dei nostri principali insegnanti di medicina e il dottor Jamyal, da lui ho imparato tante terapie esterne, come la moxibustione, il massaggio tibetano, il salasso tutte queste terapie esterne uniche.
Ecco perché, a volte conosco alcune persone che mi dicono – Oh, stai facendo così tante cose! stai insegnando così tante cose, perché tu stai facendo così tante cose?! – e io rispondo che ho imparato così tante cose e certo ci è voluto tempo e sforzo, e non è stato facile ricevere quegli insegnamenti. Ho fatto del mio meglio e ho imparato tante cose. E quando ho imparato queste cose dai miei insegnanti, loro mi hanno sempre sottolineato che tutto questo faceva parte della nostra cultura e della nostra tradizione e che era importante -dare continuità- a questi insegnamenti. E io so che per i miei insegnanti, uno dei loro principali desideri, era quello di mantenere viva la tradizione e anche di trasmettere per insegnare a molte persone.
Il nostro insegnante di mantra ci diceva – Quando facciamo ciò che facciamo quando impariamo il mantra di guarigione, sapete, alcuni mantra non gli insegniamo così tanto pubblicamente, ma adesso è importante farlo perché sapete ci sono così tante persone, con problemi di salute, e se possiamo in qualche modo aiutare, è importante aiutare le persone, anche attraverso un mantra, e dare loro insegnamenti o mantra e guarigione- .
Il nostro college era un college comunista, e non ci era perciò permesso di studiare i mantra di guarigione o cose spirituali. Ma i nostri insegnanti, i nostri grandi Maestri avevano tutte queste conoscenze, come sapete. Quindi avevano delle cose che potevano insegnare nel collegio e altre, che non potevano assolutamente insegnare. E quindi dove lo insegnavano? a casa loro. E io ho ricevuto in questo modo tutti questi insegnamenti.
Penso che, naturalmente, se i nostri Grandi Maestri, avessero potuto dare questi questi insegnamenti spirituali all’interno dell’università di medicina, lo avrebbero fatto. Ma poiché non gli era permesso farlo, siamo dovuti andare a casa loro e in altri posti per ricevere questi insegnamenti. Ecco perché ho raccolto molti insegnamenti, sapete, molti insegnamenti, ed è per questo che vorrei davvero poter aiutare più persone possibili attraverso questa conoscenza. E la cosa più importante è mantenere viva la nostra grande tradizione perché è un bene per la tradizione stessa che la manteniamo viva, e anche un bene per le persone che conosci, perché questo insegnamento è molto importante. Questi insegnamenti o conoscenza, o scienza, o come volete chiamarli, sono così utili per la gente.
Quindi, sì, è per questo che ora mi sforzo di dare più insegnamenti e di renderli più accessibili. E faccio davvero queste cose e cerco di farlo con buone intenzioni.
Come ho detto, ve l’ho detto, ho sempre avuto questo sogno, quello di avere queste due yurte e di vivere come un nomade, ma poi quel sogno non si è avverato, ma in qualche modo se ne è realizzato uno simile. Infatti sto viaggiando in giro per il mondo e sto dando insegnamenti e curando i pazienti, e tutte queste cose, quindi è come se fossi ancora un nomade anche se in un modo diverso. Naturalmente mi manca la natura, ma attraverso i viaggi, vedo i diversi continenti e i diversi tipi di natura e i diversi aspetti del mondo, vedo l’interconnessione e le analogie, le affinità e le risonanze delle diverse mentalità della gente e degli aspetti culturali. Vedo /conosco tutte queste cose, sai, tutte queste cose mi arricchiscono, nutrono la mia conoscenza e la mia comprensione [della vita].
La gente chiede : “Oh, tu sei un insegnante”?. Ma io rispondo che sono sempre uno studente. Capisci? ogni giorno si impara qualcosa sai, si comprende e si apprende da tutti. Così a volte dico ai miei studenti che non sto solo insegnando loro ma sto allo stesso tempo anche imparando da loro, è come imparare e comprendere e connettersi allo stesso tempo. È davvero, davvero meraviglioso. Ma vorrei comunque andar un giorno, sull’Himalaya per rimanere in una grotta per non so, forse per un po’. Ho fatto queste cose a Lhasa un tempo, ma, sai, solo per poche settimane, il al massimo è stato uno o due mesi, che [per noi] è un ritiro breve. Quindi mi piacerebbe molto poterlo fare in futuro. Sì. Si’. Questo è il mio breve racconto
– Fine prima parte –
Fonti: L’intervista – il podcast da cui è stata tratta questa prima parte, è di ‘Guru Viking Podcast’, visibile e ascoltabile in lingua inglese a questo indirizzo https://www.guruviking.com/ep49-dr-nida-chenagtsang-heart-of-a-nomad/
Trascrizione del video dall’inglese e traduzione in lingua italiana da parte di Laura B.